Urbankit
Folding Tent
Cardboard
Prototype, 2008
Il progetto Urbankit è un tentativo di risposta al dilagante fenomeno dei senzatetto, il cui numero è cresciuto negli ultimi anni negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. La stima diventa ancor più allarmante se si considerano i paesi in cui il gap tra ricchezza e povertà è incolmabile e il Welfare State assente. I senzatetto sono, prevalentemente, persone d’età compresa tra i 30 ed i 40 anni, per lo più di sesso maschile (ma non mancano le donne, dette plastic bag ladies), spesso celibi, disoccupati e con un livello d’istruzione che, nella media, è fermo alla scuola dell’obbligo; è massiccia la diffusione degli “homeless in cravatta” o “homeless cheek-to-cheek”, diventati improvvisamente poveri a causa della crisi economica e, inoltre, è cambiata la componente etnica, con una presenza sempre maggiore di immigrati. Ad oggi sono pochi, e spesso privi di un’applicazione concreta, i progetti che il settore artistico ha proposto per la risoluzione pratica del primario bisogno dei senzatetto: reperire un riparo notturno ed un rifugio dalle intemperie; il problema è stato affrontato da sempre con successo ma per fini esclusivamente commerciali, generando così prodotti molto efficaci, ma dai costi troppo elevati per adempiere a scopi di natura sociale. Esistono poche idee creative pensate esplicitamente per i senzatetto, ma probabilmente sono molti i progetti che, riadattati o meno, si rivelerebbero trasversalmente utili, sotto o senza un tetto. Urban kit non si propone come risoluzione definitiva del caso drammatico di chi vive senza una casa, né dovrebbe essere identificato come la volontà di sottovalutare il problema. Lo scopo che ha guidato la progettazione è proporre una risposta immediata e, come tale, certo non esaustiva, ma che possa, almeno, contenere l’emergenza. La speranza che ha animato lo studio sui senzatetto è il tentativo di sensibilizzare la comunità e restituire visibilità a chi, purtroppo, è diventato per tutti noi, molto più che metaforicamente, invisibile.